Storia dell'Ordine

 

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Documenti    Breve storia

      

 

Dalla commanderia francese alla nascita del Gran Priorato di Italia. Periodo: 1737 – 1815

 

Fra il 1737 ed il 1748 il nobile parmigiano Conte Francesco Ventura – Gran Croce dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio ed agente a Venezia e Parigi dell’Infante Don Carlos di Borbone, già Duca di Parma e Piacenza e Re di Napoli (poi Re di Spagna come Carlo III) – venne preposto in Italia, dal Principe de Conty, per la costituzione di una Commanderia dell’Ordine dei Templari francesi, ché così veniva chiamato l’Ordine del Tempio riorganizzato a Versailles il giorno 11 aprile 1705, sotto il Gran Magistero di Filippo d’Orleans. Esiste anche un’interessante lettera del Conte Giovanbattista Ventura, figlio del precedente Conte Francesco Ventura, nella quale si parla di un colloquio avvenuto a Parigi fra il Conte Giovanbattista ed il Duca Luigi di Cossé de Brissac succeduto al Principe di Conty. In quel colloquio il Duca de Brissac ricordava le importanti ed amichevoli relazioni tenute dal Conte Francesco Ventura. Nella lettera, il Conte Giovanbattista Ventura espressamente scrive:

 

“Ho avuto occasione di incontrarmi con l’Ecc.mo Duca Luigi di Cossé di Brissac e di parlare secolui per quelli importanti affari iniziati dal mio defunto e mai abbastanza compianto genitore il Conte Francesco… Il Signor di Brissac mi ha precisato che i Francesi non trovano difficile si rinnovi quanto già fece regola per lo passato. A questo proposito il Duca mi ha riconfermato nell’Ufficio… A suo avviso poco havvi da sperare dai tempi ed è bene che si ponga mano all’aumento dei Cavalieri e degli Scudieri”.

Il Conte Giovanbattista Ventura ebbe dall’ultimo Gran Maestro regolare Duca di Brissac la nomina per organizzare il Gran Priorato d’Italia dell’Ordine del Tempio.

Abbiamo già detto come, dopo la morte senza successione del Duca di Brissac, le acque si fossero intorbidate: branche e filiazioni poco ortodosse vennero fuori e cominciò il discostarsi dai principii e dalle Regole originari dell’Ordine.

In un’altra lettera, datata 14 maggio 1810, diretta al suo Scudiero, un tale signor Bernarti, il Conte Giovanbattista scrive:

“Notizie giunte da Parigi ci consigliano di starcene in attesa. La questione del Magistero del Tempio non la sarebbe molto ben chiara ed havvi voce che si voglia far torto alla nostra amata religione”.

La situazione si fa sempre più ingarbugliata ed il Conte Giovanbattista Ventura, giunti al 1815, sente il dovere di tenere fermo sugli antichi principi tradizionali, sempre più travisati, perché non vada disperso l’antico patrimonio ideale. Così, sempre nel 1815, convoca il Capitolo Generale d’Italia dove viene eletto e riconosciuto da tutti Summus Rector e proclama l’indipendenza del Gran Priorato d’Italia dalle altre sedicenti Gran Maestranze.

Nasce così, il 1° di marzo del 1815, l’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio (O.S.C.T.), o Supernus Ordo Equester Templi.

 

 

Il Capitolo Generale di Venezia: 1867

 

Il conte Giovanbattista Ventura tiene la Reggenza, insieme ad Alvise Venier, Patrizio veneto e Cavaliere di San Marco, fino al 1816. Morto il Conte Giovanbattista, gli succede Alvise Venier (1816-1827); poi abbiamo la reggenza del Nobile Orazio Anselmi (1827-1860). Dopo Orazio Anselmi diviene reggente il Marchese Alessandro Vettori, Patrizio romano (1860-1880).

Nel Capitolo Generale, tenutosi a Venezia il 13 marzo 1867, da parte dei Cavalieri Italiani, diciannove in tutto, venne ribadita la validità e legittimità della successione di Giovanbattista Ventura dalla linea richiamantesi agli Statuti di Versailles del 1705. Venne riproclamata l’indipendenza dell’Ordine da qualsivoglia altra formazione templare, ed esso venne riorganizzato apportando ritocchi e qualche modifica agli Statuti e Regolamenti, considerati i nuovi eventi storici e le necessità contingenti, fermi restando però i principi originari di base e gli ideali immutati ed immutabili.

Il Gran Priorato d’Italia, ora sotto il nome di Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio, venne diviso in quattro Regioni o Priorati e dodici Valli o Commendatorie cui erano preposti sedici Cavalieri che ne prendevano il predicato e le armi gentilizie così come era sempre stato nell’antico uso templare.

Per la migliore conoscenza di chi legge, trascriviamo i nomi dei diciannove Cavalieri, alcuni dei quali con rappresentanza di altri Templari, che parteciparono al Capitolo Generale del 13 marzo 1867:

 

1.      Marchese Alessandro Vettori, Reggente;

2.      Marchese Ridolfo Peruzzi de’ Medici, Patrizio fiorentino;

3.      Marchese Giovanni Malvezzi;

4.      Conte Giovanbattista Eugenio Ventura, Marchese di Gallinella e di Tizzano;

5.      Nobile Almorò Francesco Zustinian, Patrizio veneto;

6.      Annibale di Collaltro, dei Conti di Collaltro, Conte del S.R.I.;

7.      Giulio Bonarelli, Conte di Castel Bompiano;

8.      Marchese Marco Manfredini;

9.      Barone Francesco Malfatti di Montetretto, Nobile del S.R.I.;

10.  Conte Stefano Francesco Oldi;

11.  Nobile Antonio Rossi;

12.  Nobile Pompeo della Rovere;

13.  Nobile Alessandro Liorsi;

14.  Nobile Nordio Nordio;

15.  Nobile Cristoforo Fabris;

16.  Fabio Gritti, Conte di Zummelle;

17.  Cap. Domenico Pastrelli;

18.  Nobile Cap. Giovanni Pallesi d’Altamura;

19.  Cap. Giuseppe Maria Darrusio.

Il Capitolo ebbe luogo nella casa del Nobiluomo Almorò Francesco Zustinian, Patrizio veneto.

 

 

La crisi dell’Ordine nella Seconda Guerra Mondiale

 

È appena il caso di sottolineare che, sulla scia delle più antiche tradizioni dell’Ordine, dai documenti in Nostro possesso si rileva che quasi tutti i Templari, o Tempieri come venivano detti, appartenevano alla più chiara ed autentica aristocrazia. Non senza emozione ancora oggi ritroviamo, nei Nostri testi ed enciclopedie di araldica, non solo i loro cognomi ma anche i nomi di battesimo citati.

Dal 1880 al 1925 si succedono nella Reggenza:

-          Angelo Duodo, Nobile del S.R.I. (1880-1905);

-          Marchese Luigi Boselli (1905-1925);

-          Marchese Alessandro Vettori (1925-1945), nipote del precedente Marchese Vettori che era stato Reggente dal 1860 al 1880.

Il 14 settembre 1940, quando la guerra infiammava l’Europa, il Reggente Vettori, nell’impossibilità di convocare il Gran Convento dei Cavalieri e degli Scudieri, come sarebbe stato nelle sue intenzioni, riunì a Venezia i Cavalieri e gli Scudieri che gli erano più vicini, in tutto sei, compreso lui, che citiamo qui appresso:

-          Eques Iustitiæ ex Valilliria Conte Vincenzo Cavalli della Torre;

-          Eques Iustitiæ ex Valpezzola Conte Gastone Ventura;

-          Eques Iustitiæ ex Valsile Sottotenente di Vascello Giuseppe Manfroi;

-          Eques Gratiæ Luigi Valfredi;

-          Armiger Gino Vianello Moro.

Il Reggente, in quell’occasione, ricordò anzitutto ai Cavalieri di arruolarsi volontari, così come era, e lo è tuttora, previsto nei giuramenti prestati, qualora la Patria entri in guerra; la mancata ottemperanza a quanto giurato determina l’immediata espulsione dall’Ordine per viltà, spergiuro e fellonia. Sembrano cose d’altri tempi, anacronismi. Eppure è bello che da parte di qualcuno ancora si creda e si tramandino certi valori. Facciamo notare che la peggiore ingiuria che poteva farsi ad un Cavaliere era sospettarlo di menzogna e di fellonia; la slealtà e lo spergiuro erano, infatti, considerati i più infami tra tutti i delitti nella Tradizione cavalleresca.

Ad ognuno dei presenti alla riunione venne data una copia dello Statuto con annessa dichiarazione del Reggente ove, onde assicurare la continuità dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio, si stabiliva che, finita la guerra, i superstiti della riunione avrebbero eletto il nuovo Reggente in caso di morte di quello regnante e, mancando la possibilità di elezione per morte di cinque fra i Cavalieri, il superstite avrebbe ereditato la successione con l’obbligo di provvedere ai doveri concernenti il suo incarico.

Non senza emozione e commozione vogliamo qui riportare uno stralcio della dichiarazione del Marchese Vettori del 14 settembre 1940:

 

Dichiarazione

Del presente Statuto, conforme agli originali, con le modifiche e le aggiunte decise dai Capitoli Generali dell’1 marzo 1815 e del 13 marzo 1867, e da successive disposizioni in ordine all’involuzione dei tempi ed alle disposizioni del 1934 della Reggenza dell’Ordine, sono state dattiloscritte sei (6) copie.

Per motivi derivanti dallo stato di guerra fra l’Italia ed altre nazioni europee, allo scopo di rispettare quanto disposto dalla prima parte dell’art.3 (Titolo primo) e dall’art.18 (Titolo quarto), nell’assoluta impossibilità di convocare il Gran Convento dei Cavalieri e degli Scudieri del Tempio

Noi, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica

Abbiamo affidato le suddette copie ai sotto indicati appartenenti all’Ordine, da Noi convocati a Venezia, prima di recarci a compiere il Nostro dovere quali volontari di guerra per la difesa della Patria, così come accettammo nel nostro giuramento di ricevimento nell’Ordine.

Ciò facciamo allo scopo di assicurare la continuità dell’Ordine stesso in casi di Nostra scomparsa, munendo di adatta documentazione e patenti coloro che parteciparono a detta riunione, garantendo la Nostra successione attraverso uno degli stessi partecipanti mediante regolare elezione fra i superstiti, o successione diretta nel caso deprecato di un unico superstite.

Qualora alcuno di noi non dovesse sopravvivere, ci rimettiamo alla Divina Provvidenza, nella speranza d’aver fatto quanto era in Nostro potere per garantire la continuazione dell’Ordine, così come era Nostro obbligo e diritto in conseguenza delle solenni promissioni da Noi compiute nell’assumere la Reggenza.

Attenendoci a quanto sopra

Noi, Alessandro Vettori di San Marco e Valdorica

Reggente dell’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio

Decretiamo

di consegnare personalmente cinque delle copie di questo Statuto ai seguenti Cavalieri di Giustizia, di Grazia e Scudieri:

-           Cavaliere di Giustizia Gran Croce Conte Vincenzo Cavalli della Torre, Commendatore di Valilliria;

-           Cavaliere di Giustizia Gran Croce Conte Gastone Ventura, Commendatore di Valpezzola;

-           Cavaliere di Giustizia Gran Croce, Sottotenente di Vascello Osservatore, Giuseppe Manfroi, Commendatore di Valsila;

-           Cavaliere di Grazia Luigi Valfredi;

-           Scudiero Gino Vianello Moro.

La sesta copia, controfirmata da tutti i suddetti convocati, è stata da Noi ritenuta.

Dato a Venezia il dì 14 settembre dell’Anno di Grazia 1940, 821 dalla Fondazione dell’Ordine del Tempio.

F.to Alessandro di Valdorica

Vincenzo Cavalli della Torre

Gastone Ventura

Gino Vianello Moro

Giuseppe Manfroi

Luigi Valfredi

 

Fra Alessandro Vettori andò a combattere ed anche lui, sulla scia degli antichi Gran Maestri del Tempio, versò il suo sangue. Venne ucciso a Bologna nel 1945. Nel 1934 aveva decretato l’assoluta incompatibilità delle dottrine marxiste, atee e materialiste con l’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio.

 

 

La Reggenza del Conte Gastone Ventura

 

A guerra finita, dei restanti cinque Cavalieri due risultarono pure deceduti; di un altro non si ebbe notizia alcuna, probabilmente morto anche lui; il quarto fu dichiarato disperso in Russia. L’unico superstite fu Gastone Ventura al quale spettava quindi, per diritto, la Reggenza. Egli, tuttavia, per motivi che qui non è il caso di indagare, solo il 1° dicembre 1964, cioè dopo ben ventitré anni, convocò il Capitolo Generale dal quale ricevette la conferma della dignità ereditata ed i più ampi poteri.[1]

Il Conte Gastone Ventura morì il 28 luglio 1981, alle ore 22.00 circa, dopo lunga e sofferta malattia. Ufficiale di marina, proveniente dall’Accademia di Livorno, giornalista, scrittore, cultore di studi storico-tradizionali e di discipline metafisiche ed esoteriche,[2] fu anche un appassionato ed esperto di araldica, tanto da essere membro del Collegio Araldico Italiano.[3]

 



[1] Sotto la sua Reggenza viene stipulato il primo gennaio 1965 un accordo con l’OSMTJ di Dom Fernando Pinto de Souza Fontes. In precedenza, era stato chiamato come arbitro per dipanare la questione sulla successione dell’OSMTJ, che aveva visto l’insorgere di una serie di scissioni.  Il nobile parmigiano aveva legittima la successione portoghese. In seguito venne chiamato dallo stesso Fontes alla guida del ramo italiano dell’OSMTJ.

[2] La sua Reggenza si intreccia con la storia del Misraim e Memphis e del Martinismo italiano.

[3] Vedi Libro d’Oro della Nobiltà Italiana, ed. XV, vol. XVI, 1969-1972, pag. XXXII, Roma, a cura del Collegio Araldico di Roma.

 

 

 

La Reggenza di Gaspare Cannizzo Falcone

 

Così ebbe a ricordare del Conte Gastone Ventura, il suo successore, Gaspare Cannizzo Falcone.

“Egli ci insegnò le prime nozioni di araldica, disciplina peraltro attualmente compresa tra le materie di studio per i Cavalieri del Supernus Ordo Equester Templi. Personalmente curava il Blasonario del Tempio, una raccolta di armi gentilizie di quanti, avendone diritto, avevano fatto e facevano parte dell’Ordine del Tempio (O.S.C.T.). Quando si convinceva dai suoi studi e dalle sue ricerche che qualcuno, appartenente all’Ordine, fosse di nobili origini, iniziava le pratiche per il riconoscimento perché venisse iscritto nel Libro d’Oro della Nobiltà Italiana. Il tutto con la più assoluta serietà e la documentazione più accurata”.

Controversa è apparsa la successione[1] di Gaspare Cannizzo Falcone; sentiamo però dalla sua viva voce.

“Ci aveva nominati, voce dicto, ancora ripetendocelo sul letto di morte, in occasione dell’ultima visita che potemmo rendergli in Ospedale, suo successore nell’Ordine del Tempio. Quando ci assegnò la Commanderia della Valetnea e ad interim della Valbella, si tolse il suo personale distintivo da occhiello, che teniamo caro come cimelio, e ce lo appuntò facendocene dono. Cosa altrettanto significativa fu che Egli, ancor vivente, ci dette parti d’Archivio e documentazioni varie che, dopo la sua dipartita, assai difficilmente avremmo potuto recuperare, quasi presago, come del resto anche in altre occasioni, di ciò che sarebbe successo dopo la sua morte. Cosa che puntualmente avvenne esplicitandosi in una serie di squallidi accadimenti.

Proprio a causa di tali eventi,[2] Noi non facemmo mai cenno in merito alla Nostra Successione ma abbiamo atteso, fiduciosi nella Volontà Divina, che si palesasse un segno, cosa che è avvenuta il 6 maggio del 1994, così, dopo circa quindici anni di silenzio, uscimmo allo scoperto ed emanammo una dichiarazione-proclama proprio nel giorno della Pentecoste dell’anno 1994[3]”.

E ancora.

“Tornando ora al Supernus Ordo Equester Templi, ci pare ch’esso oggi, per tanti motivi, si stacchi e si distingua dai vari Ordini Cavallereschi in generale, siano pure essi di filiazione templare; è, infatti, quello che più si attiene alle tradizioni cavalleresche ed a quanto si richiedeva per essere ammessi e, per quanto ancora oggi è possibile, mantiene una sua forma di investitura e si rivolge ad un materiale umano scelto.

L’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio scaturente dall’antico Gran Priorato d’Italia ha sempre accolto un assai limitato numero di Cavalieri, a tutto vantaggio del suo eggregore, ponendo anche attenzione al loro status sociale, alle tradizioni familiari, alle linee di sangue, al fatto che dai postulanti si sia ottemperato o meno agli obblighi di leva, ecc. In antichi scritti inerenti alla Cavalleria, testualmente si legge: Cavaliere è un uomo scelto tra mille.[4]

Qui non si riesce ancora a immaginare come in Ordini Cavallereschi Militari per definizione, si possano ricevere quanti hanno fatto di tutto per non prestare il servizio di leva ricorrendo ai tanti trucchi di moda. Solo per particolari motivazioni viene accettato, in seno all’O.S.C.T., qualcuno che non ha prestato servizio militare. Nelle società tradizionali la militia era considerata un privilegio, nel mondo moderno è vista come un fastidioso dovere e, a parte le eccezioni, ci si sente autorizzati a fare di tutto per esimersi.

I ricevuti del Supernus Ordo Equester Templi ancora oggi si impegnano, con solenni giuramenti e pro missioni, a difendere, fino alla morte, la Fede in Cristo e i valori della Tradizione; ad aiutare i deboli ed i bisognosi e ad arruolarsi volontari nel caso che la Patria entri in guerra. Questo abbiamo visto a proposito della dichiarazione di Fra Alessandro Vettori del 14 settembre 1940.

Per essere ammesso nell’Ordine, l’aspirante Cavaliere deve dare garanzie di ordine morale e religioso, di rispetto delle leggi dello Stato e dei civici doveri, di trasparenza ed integrità di vita; tant’è che in uno alla domanda di ricevimento, controfirmata da un Cavaliere garante, l’aspirante allega Curriculum Vitæ, documentato, che viene attentamente vagliato prima di procedere all’investitura. Tanto perché sia garantita la continuità tradizionale dell’Ordine e le sue peculiari caratteristiche. A tal proposito non è inopportuno specificare che per garanzie di ordine religioso e per Fede in Cristo si intende l’adesione totale alla Chiesa Cattolica Apostolica Romana ed ai suoi dettami. Luterani,[5] Evangelisti ecc., non possono né devono essere ricevuti nell’Ordine Sovrano dei Cavalieri del Tempio. Purtroppo in passato c’è stata qualche rarissima eccezione che ha generato conseguenze nefaste. Ogni Ordine ha le sue Regole. La mancata totale adesione ad esse impedisce di farne parte. Non a caso viene richiesto l’atto di Battesimo.

Nel Supernus Ordo Equester Templi si praticano i Gradi tradizionali di Novicius, Armiger, Miles ed Eques; eccezionalmente, come stabilito nel 1934, vengono ricevute Dame cui si richiedono particolari meriti e qualificazioni.

È risaputo che, tradizionalmente, le donne potevano aspirare alla Cavalleria. Ne è prova Elisabetta di Hornes chiamata equitissa in un contratto di matrimonio tra Giovanni de Merode e Alice di Hornes. In alcune lettere del 1451 Maria ed Isabella di Hornes sono dette chevalieres. Nei registri di Malines del 1441 Caterina Baw è chiamata militissa. Come ci riferisce, sempre al proposito, Goffredo di Crollalanza nella sua Enciclopedia Araldico-Cavalleresca, vi furono ed ancora vi sono Ordini Cavallereschi istituiti per le Dame come l’Ordine dell’Azza, della Banda, della Cordelliera, delle Dame schiave della Virtù, delle Dame della Croce Stellata, dell’Amor del Prossimo, di Santa Elisabetta, di Santa Teresa, di Sant’Anna, del Cigno, di Luigia, ecc.

A parte il Crollalanza, il Cuomo nei suoi volumi sugli Ordini Cavallereschi tanto e tanto ci parla delle onorificenze per le Dame. La presenza delle sorores era prevista presso l’antico originario Ordine del Tempio, come in altri Ordini Monastico-Cavallereschi.

Per quanto riguarda i Novizi, i Cavalieri e le Dame, si distinguono due classi: di Giustizia e di Grazia.

Scopo principale dell’Ordine è di valorizzare, continuare e tramandare gli ideali ed i valori eterni della Cavalleria, fra questi l’Amor di Patria e la Fede in Cristo, nonché i gloriosi ricordi degli eroici Cavalieri Templari associati nella Regola di San Bernardo. Tanto nel rispetto della Tradizione. Non dimentichiamo che la Cavalleria aveva la caratteristica della internazionalità. Si trattava di una fratria, associazione o società d’arme, che non aveva altri legami se non i giuramenti, con l’obbligo di forma comportamentali, ed altra distinzione se non il valore. Seppure si tenesse conto della nascita, solo in casi particolari avveniva qualche eccezione, nessuno poteva esser ricevuto Cavaliere se non in determinate condizioni e per peculiari qualità personali. Nelle alfonsine Siete Partidas è scritto che: la Cavalleria è dignità che si dava agli uomini nobili o a quelli straordinariamente valorosi.[6] Fra i Cavalieri poi si determinava una fratellanza che annullava le differenze di nascita e di censo. Tutti i Cavalieri erano pares. Ed il termine pares ancora si pronuncia in un momento dell’Investitura nel Rituale del Supernus Ordo Equester Templi.

Re e Principi si sentivano onorati ad essere ammessi alla Cavalleria e si inginocchiavano davanti a un Cavaliere per ricevere l’Investitura, perché solo un Cavaliere può armare un altro Cavaliere. Il caso di un Francesco I di Francia che si inginocchia dinanzi al famoso Bayardo detto il Cavaliere senza macchia e senza paura per essere armato Cavaliere, riveste un valore paradigmatico; Enrico II d’Inghilterra si fa armare Cavaliere dal Maresciallo Bisenze; Edoardo VI dal Duca di Somerset; Luigi XI di Francia dal Duca Filippo di Borgogna; Edoardo III d’Inghilterra dal Conte di Lancaster.

L’Ordine promuove anche gli studi storici, araldici e cavallereschi, ed i cosiddetti studi tradizionali in generale e pone in essere quanto nelle sue possibilità è atto a favorire la più nobile formazione dell’uomo. Nei limiti delle disponibilità vengono promosse opere di assistenza, misericordia e carità.

L’Ordine evidenzia un tipo umano con caratteristiche ormai in estinzione quali quelle della lealtà, del coraggio, dello spirito di sacrificio, del disinteresse per quanto può essere individualmente utile. Non a caso negli Statuti sono particolarmente onorati gli aspetti eroici della vita e peculiari gratificazioni sono previste per i decorati al valor militare o civile.

Negli Statuti ricorre spesso un termine che, all’uomo d’oggi, può sembrare obsoleto, tanto da far atteggiare le labbra ad un sorriso di suffisance. Questo termine è Onore, una parola che racchiude tutte le virtù della Cavalleria; un termine mai ben definito e difficile da definire, che per tanti secoli fu quasi una religione e che, forse, tale ancora rimane per quei pochissimi che, vuoi per una struttura cromosomica, per memoria di sangue o chissà perché, si sentono oggi fuori posto, come dispersi di un esercito fattosi sempre più nebuloso e lontano. Questi pochissimi non temono le critiche, l’andare controcorrente e, qualunque cosa accada, restano sempre fedeli a se stessi; sono questi, oggi, i veri Cavalieri, quelli che danno alla vita umana ali divine.

Ci pare d’aver detto abbastanza, e, giunti alla fine, dobbiamo prendere atto che, sul Templarismo e sugli Ordini odierni neo-templari, non sono mai mancate né mai mancheranno speculazioni di ogni genere. Le filiazioni legittime e le fasulle si accavallano, e maneggioni e mestatori di vario tipo lucrano a discapito dei tanti gonzi vanitosi che pagano fior di quattrini per fregiarsi di orpelli e brevetti presentati in forma più o meno elegante e suggestiva. Eppure, per operare un distinguo, basterebbe soltanto pensare che dove entra mammona gli ideali e le verità di ordine superiore vanno a farsi benedire.

Se l’Ordine dei Cavalieri del Tempio scadesse al livello di tanti sedicenti Ordini Cavallereschi, dove basta pagare per avere insegne e diplomi senza chiedere garanzie e selezioni di altro tipo, esso non avrebbe ragione di esistere. È per questo che spesso qui i Cavalieri si sono contati sulla punta delle dita. Ma è proprio in ciò che consiste la bellezza, la purezza, la nobiltà e la selettività del Supernus Ordo Equester Templi”.

Gaspare C. Falcone ha avuto il gravoso compito di guidare l’Ordine in un momento storico in cui la profanità e la perdita di valori avevano messo profonde radici. La massoneria, che aveva prodotto per anni valenti elementi, aveva precluso la possibilità di ingresso a coloro che non militavano nella sua struttura.

Tra mille difficoltà ed ostacoli interni, Cannizzo in una serie di articoli fissa le direttive atraverso cui il S.O.E.T. dovrà muoversi. Su queste basi si fonda l’attuale struttura, permettendo lo sviluppo che ha avuto luogo nell’attuale decennio, e la formazione di una nuova classe di confratelli. Essi pur legati e permeati dall’amore nei confronti della Tradizione, sono svincolati dall’obbligo di appartenere a strutture iniziatiche.

Consapevole della necessità di una manifestazione esterna dell’Ordine, in quanto la dignità di cavaliere fino a quel momento era considerato un premio rivolto ai massoni ed ai martinisti meritevoli, Cannizzo rivolge la sua attenzione ai nascenti gruppi e/o associazioni di ispirazione neotemplare. A tal fine nel 1992 fu inviata una delegazione presso i rappresentanti catanesi della S.M.E.T. (Suprema Militia Equitum Templi)[7]. L’esito dell’incontro fu negativo.

Nel 1994, elevato a secondo dell’Ordine il dottore C.G., Cannizzo inizia una serie di viaggi in terra di Italia, al fine di incontrare e prendere contatti con i maggiori ed accreditati esponenti del neotemplarismo.

Il 12 luglio 1994, presso la chiesa dei Cappuccini di Catania, eseguita la veglia d’armi rituale e dopo aver presso parte alla messa, benedetto, dal priore dello stesso convento, il Beauceant magistrale, il Gran Reggente iniziaticamente forma il primo nucleo di cavalieri e scudieri[8].

Nei capitoli successivi del 3 dicembre 1994 e del 4 novembre 1995 (svoltisi rispettivamente a Tremestieri di Catania ed a Palermo), entrano a far parte dell’Ordine, insieme a qualche membro del Misraim e Memphis, i primi elementi esterni alla massoneria, accolti in base alle loro particolari caratteristiche umane e tradizionali. Viene eretta la prima cappellania presso il Santuario della Madonna della Sciara a Monpilieri (Catania)[9].

Nel 1997 un team congiunto di membri del S.O.E.T. e tecnici specializzati in speleologia eseguono una serie di lavori scientifici nelle grotte sottostanti il Santuario, i cui risultati saranno esposti nel corso di una conferenza.

Alla fine degli anni novanta, durante una cerimonia tenuta presso la cattedrale di Mascalucia, i fratelli di Catania incontrano il P.pe Don Mario Policastro, carissimo amico di Gastone Ventura e responsabile del Gran Priorato templare di discendenza portoghese[10]. 

Nei primi mesi del 2000, il S.O.E.T. inizia una collaborazione con un’organizzazione templare, in seguito rivelatasi fasulla, le cui argomentazioni avevano infiammato gli animi dei fratelli di Catania, facendo loro credere in una riabilitazione da parte della Santa Sede[11]. Scoperto l’inganno cessarono le collaborazioni.

 Nel 2003, alcuni membri del S.O.E.T. recuperano i contatti con la S.M.E.T. ed inizia una reciproca collaborazione tra le reciproche commende di Catania e Siracusa. I membri di più alto grado si riconoscono le cariche[12].

 



[1] Ciò perché le sue vicende si sono intersecate varie volte con i destini di altre organizzazioni iniziatiche. Riprenderemo in seguito questo argomento, a cui abbiamo dedicato un capitolo a parte.

[2]   Rapporti interni dell’Ordine Martinista Italiano e dei Riti Uniti di Misraim e Memphis del Gran Santuario Adriatico. 

[3] Il 26 settembre 1994 registra a Catania l’Ordine con la denominazione di Associazione dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme (N.6439/3).

[4] Cfr. anche Raimondo Lullo, Il Libro dell’Ordine della Cavalleria, Arktos, Carmagnola, 1983, pag. 63.

[5] Si è parlato su Internet di una possibile successione di Gastone Ventura a favore di S.O.  La vicenda è fuori da ogni logica in quanto la persona indicata è luterana.

[6] Raimondo Lullo, op. cit., pagg. 62-63, nota 7 e pag. 115 nota 8.

[7] La rappresentanza era composta dai signori S.L. e D.R.

L’incontro ebbe luogo presso lo studio medico del responsabile della commenda Robert de Craon della S.M.E.T., tale dott. E.S., alla presenza di altri due membri della stessa Militia, i dottori G.C. ed A.R.

Non ci fu un seguito, in quanto gli interlocutori della S.M.E.T. decisero di nascondere l’evento ai loro superiori.

[8] Sono i Miles Justitiae C.C., G.V. e D.R.; l’Armiger Gratiae M.C.

[9] Si succedono come cappellani dell’Ordine, i Rettori del Santuario stesso, Padre Padalino e Padre Incognito.

[10] Inizia un periodo in cui i due ordini ripristinano in Sicilia i vecchi fasti del trattato del 1965. Purtroppo la morte di Cannizzo e di Policastro, hanno rinviato di più di in decennio la conferma dell’alleanza.

[11] In Italia in quegli anni alcune persone, espulse o dimissionarie dall’OSMTJ di Fontes, avevano tentato di costituire illeggitimamente un Priorato; dopo poco tempo litigarono tra loro ed ognuno si inventò il proprio Priorato (M.C., W.G., S.V., A.P.). Tra questi un tizio vantava conoscenze in Vaticano ed amicizie con l’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Card. J.R., arrivando a produrre dei falsi documenti rilasciati dalla stessa Congregazione.

[12] Queste collaborazioni, totalmente sconosciute ai non addetti ai lavori, hanno indotto tanti a fantasticare le cose più incredibili. Addirittura alcuni gruppi hanno pubblicato sui loro siti internet episodi ed avvenimenti mai accaduti.

 

Gaspare Cannizzo Falcone, Eques ex Valetnea, Serenissimo Reggente dell’Ordine dal 1981 al 2006

Il P.pe Don Mario Policastro, ripreso durante la Messa in suffragio di Jacques de Molay. Santuario di Monpilieri, 27 marzo 1999 Catania.

La Reggenza di Danilo Riccioli

 

Quaranta giorni dopo la scomparsa del Gran Reggente Cannizzo, accertata la mancanza di un testamento di successione, il Consiglio del Tempio convoca per settembre dello stesso anno un Gran Convento allo scopo di nominare il nuovo Reggente. Viene nominato Danilo Riccioli.[1]

Sotto la sua Reggenza si è registrato un maggiore impegno nel campo della solidarietà[2] e l’apertura dell’Ordine verso l’esterno.

Ne sono esempi gli impegni profusi nel mondo culturale e dell’educazione[3] 

Dove è possibile ogni commanderia è affiancata da un cappellano avente il compito della cura spirituale dei suoi membri, sotto l’egida della Chiesa di Roma.

L’Ordine al momento è in fase di crescita in tutta Italia, inaugurando una stagione di apertura di Gran Priorati all’estero[4].

Quando le condizioni non sono favorevoli all’apertura di un Gran Priorato, l’Ordine provvede ad erigere un Protettorato. Queste strutture sono presenti in Canada, Messico, Serbia e Svizzera.

Sotto l’attuale Reggenza si realizzano con l’Associazione Arcadia Lecce e con il Gran Priorato di Nostra Signora di Tindari, realtà neotemplari operanti sul territorio italiano, dei trattati di reciprocità.

 Soprattutto si concretizza il rinnovo del trattato tra il S.O.E.T. e l’O.S.M.T.J.[5]


         

        

[1] In precedenza responsabile della commanderia Gerard De Ridfort di Catania, aveva curato i rapporti tra il S.O.E.T. e la S.M.E.T., associazione di ispirazione templare cattolica, operante in Sicilia. Diversi membri delle due organizzazioni avevano la doppia appartenenza.

[2] L’Ordine è impegno in Italia ed all’estero con raccolte di alimenti e vestiario, raccolta fondi verso il terzo mondo, la vicinanza ai reparti pediatrici oncologici, il sostegno alle famiglie in difficoltà, ed altre attività.   

[3]  Periodicamente vengono realizzati convegni ed incontri culturali su tematiche storiche, etiche. È da segnalare la partecipazione attiva ai Forum educativi dei Salesiani di Catania. 

[4] Il 4 settembre del 2009 è stato consacrato il Gran Priorato di Argentina, il cui Gran Cappellano, Mons. Mauro O. Gonzalez riconosce il S.O.E.T. come Associazione Privata di Fedeli. Lo stesso Gonzalez fonda l’Università dello Spirito.

Il 19 novembre 2009 viene consacrato il Gran Priorato di New York, che opera attualmente come banco alimentare a favore delle famiglie bisognose. Il Gran Priore Bob Hughes aderisce ad un’organizzazione umanitaria denominta UNITAU.

L’8 dicembre 2009 viene consacrato il Gran Priorato di Georgia.

Seguono negli anni successivi i Gran Priorati di Germania, Austria e Spagna. Di recente formazione una struttura che raccoglie le nazioni scandinave.  

[5] Ne parleremo ampiamenti nei prossimi capitoli.

 

La legittimità della successione di G.Cannizzo